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Myselfie Cottage

Brezza di Tenerife - Pensavamo di stare tranquilli

Published almost 2 years ago • 3 min read

Adeje - ​Divano della sala
E' tardo pomeriggio. Scrivo con il Pc sulle gambe perché in “studio” era il turno del Calda che sta allenando una cliente; un pittore francese ci sta ri- tinteggiando il soffitto del bagno (so che si chiama imbianchino ma per me sono comunque pittori), i bambini al parchetto stanno giocando a Marco-Polo (è tipo “uno-due-tre-stella!” ma più fastidioso ;-)), fuori il tempo è nuvoloso e fresco, tanto che mentre scrivo mi sto bevendo una infusione di karkadè e frutti rossi.

Nella Brezza che ti ho inviato lo scorso mese ti ho accennato ad una pseudo-crisi-esistenziale del Calda e se all’inizio pensavamo avesse a che fare con il trasferimento, in realtà, nelle nostre conversazioni quotidiane ci siamo accorti che la condizione che viviamo qui l’ha semplicemente portata alla luce, ma forse era sempre stata lì o comunque era lì da un po’.

Pensavamo di voler stare tranquilli e invece questo momento di traballamento è stato uno dei regali più preziosi di Tenerife perché ci ha fatto capire molto chiaramente che la famosa “zona di comfort" mette a tacere un sacco di cose ed è proprio quando ti sposti da quella zona così comoda, così consueta e usuale, accogliente e conosciuta che iniziano le domande importanti e soprattutto inizia un esercizio di pazienza e attesa curiosa che difficilmente si crea quando tutto fila liscio.

La parte più difficile dei momenti di fatica è la fretta con cui desideriamo trovare ragioni e soluzioni.

Io, soprattutto con lui, sono cintura nera di “adesso ti spiego dove guardare, adesso ti dico io anche tutti i passaggi per arrivare là e ti do anche delle strade alternative”, ma questa volta, per la prima volta dopo tantissimo tempo (forse la prima volta nella nostra lunga vita di coppia) ho fatto solo una cosa: non lasciare cadere le domande, anzi, mai come adesso mi sono resa conto che il regalo più grande, più utile che posso fare a me e agli altri è una cosa semplice e potente: una domanda. Una domanda di quelle che non hanno un sì o un no come risposta, ma di quelle che non si accontentano, di quelle che si spalancano in attesa fiduciosa di scoprire una risposta inimmaginata.

Ci vuole coraggio per non forzare una risposta, per non cercarla immediatamente, per restare in attesa che sia la vita a darci il quadro completo, per lasciare aperta la porta a quello che non sai; ci vuole coraggio e non lo dico per darmi il premio della valorosa, anzi, mi sta costando una fatica enorme tirare fuori un coraggio nuovo, fatto di silenzio e di passi indietro affinché l’altro possa muovere i suoi, mi chiede che ogni giorno, ogni singola volta io rinunci ad affermare me stessa, rinunci a quel “io lo so! fai come ti dico io che io lo so!”. Insomma, questo tipo di coraggio non è per niente da “persone fighe”, in apparenza ha pure il sapore della sconfitta perché da che mondo è mondo “non fare” è da codardi.

Invece Tenerife ci sta regalando la scoperta che il coraggio ha a che fare con l’attesa, con la consapevoleza che davanti a domande grandi non sono sufficienti risposte piccole e pre-confezionate e che quanto più amiamo l’altro tanto più dobbiamo custodire e spalancare le sue domande perché possa sperimentare quella libertà e quella scoperta che lo rendono protagonista della sua vita.

Pensavamo di voler stare tranquilli e invece abbiamo scoperto che è meglio non esserlo mai, perché la vita vibra di più.

Ci sentiamo il prossimo mese con l'ultima Brezza (forse questa sarebbe stata un finale ad effetto ma cosa vuoi farci.. racconto le cose quando accadono)

Ti abbraccio molto, Rita


Ti anticipo subito che questo mese non ho fatto in tempo a mettere insieme le foto. Del resto questi due si sono messi a lavorare come i matti, la Rita con un corso intensivo per il suo nuovo lavoro (in mezzo agli americani) e il Calda si è messo a studiare marketing, i fine settimana si sono riempiti di amici in piscina, attività con la parrocchia, preparativi per il campeggio dei ragazzi… insomma le giornate sono state piene di vita. In tutto ciò la macchina si è rotta proprio alla vigilia dell'arrivo degli zii australiani quindi come sempre si sono cimentati con il loro gioco preferito: tetris per incastrare tutto quanto (versando qualche lacrima per il costo della riparazione di quell'adorabile catorcio che hanno comprato qui).

I ragazzi hanno finito la scuola e tutti insieme hanno festeggiato con una gita nella loro citta preferita (La Orotava) che per la festa del paese si era riempita di tappeti di fiori. Uno spettacolo! Ora ci attendono due mesi di pausa e il primo anniversario di vita qui. Pazzesco che sia passato gia un anno, ma questi qui hanno fatto un sacco di strada insieme.

Ci sentiamo il mese prossimo, io ti mando il solito abbraccio piumato. Celestino


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